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per quelli che non hanno mai tempo

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Messaggio Da impastato Mer Lug 13, 2016 10:31 pm

Quando parlo con qualcuno della scelta di autoprodurmi in casa il pane, il formaggio e tante altre cose mi sento ripetere la solita frase " io non ho tempo".
Quello che nessuno capisce è che il tempo che abbiamo a disposizione è il frutto delle nostre scelte, cioè la priorità che diamo alle cose, al lavoro, alla famiglia e al tempo libero.
Tutti si lamentano della mancanza di tempo come se fosse qualcosa che si compra mentre è la cosa più importante  che la vita ci regala e siamo noi che lo gestiamo male.
Con questo non voglio dire che dobbiamo passare il tempo ad autoprodurci il necessario per vivere ma credo che saperlo fare sia fondamentale per capire la genuinità di quello che mangiamo e il valore delle cose.
E comunque, lavorare per fare soldi per comprare quello che non possiamo fare per mancanza di tempo, mi sembra un controsenso.
Potrei continuare ma mi piacerebbe che fosse un dibattito aperto, pertanto lasciate i vostri commenti, grazie.

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Messaggio Da Paolinux Mar Lug 19, 2016 5:27 am

Si, hai ragione quando parli dell'importanza dell'auto-prodursi il cibo che mangiamo, e hai ragione anche del fatto che sia triste sapere che la gente smette di auto-prodursi o peggio ancora, non inizia neanche per mancanza di tempo. Ma nel bene o nel male è un dato di fatto, altrimenti non andrebbero di sicuro a comperare la roba fuori, non credi? Questo quesito bisognerebbe rispedirlo alla coscienza di tutti coloro che potrebbero farlo ma non lo fanno per pigrizia, o perché oramai succubi del "COMPRARE", e avere ogni cosa a disposizione nel supermercato, per intendersi. Sempre per incentivare l'uso di questa pratica, e mi scuso con voi se mi dilungo, vorrei citarvi questa mia esperienza. Ieri sera, ho visto il film documentario sulla catastrofe che ci fu in Giappone a causa del terremoto prima e dello tsunami (maremoto) poi, l'11 aprile del 2011. Il film ve lo consiglio si chiama (FUKUSHIMA - A nuclear story). Per chi non lo sa, ci fu uno spaventoso terremoto a largo dell'oceano di fronte al Giappone di magnitudo 9 della scala Richter a 30 Km di profondità. Questo terremoto, generò poi un maremoto con onde alte più di 10 metri. Le onde poi, senza che vi scendo nei particolari, causò la rottura di alcuni reattori nella centrale di Fukushima, con la perdita in mare di acqua radioattiva. Nel film parla di tonnellate di acqua contaminata che si è riversata nell'oceano. Ed ecco qua che torniamo al nostro problema. Che conseguenze avrà questo disastro sulla catena alimentare del nostro mare? Che tipo di pesce mangeremo nei prossimi anni? Da quale zona? Vedete, sembra una cavolata, ma l'industria del cibo e più esattamente quella del pesce (come in questo caso), come qualsiasi altra industria dove vi sia un profitto, non può e non vuole svegliarsi la mattina e dire che da oggi in poi non dovrete mangiare più il pesce. E se non vi è un qualche ente (sapete come sono lenti a volte questi enti e la loro efficacia anche per via dei pochi stanziamenti che hanno a disposizione) che vigila voi, o meglio, tutti noi, mangeremo quello che, questa volta è il caso di dirlo, PASSA IL CONVENTO.  Shocked Allora, oramai ci siamo dati la zappa sui piedi, nel senso che oramai il nostro mondo è cambiato dall'ultimo secolo scorso, e i danni delle nostre malefatte, arrivano fino al sottosuolo e oltre... e non si sa fino a che punto abbiamo le gambe immerse nel fango  pale  (per non dire altro), basti pensare al numero crescente dei tumori, cancri che si verificano nel mondo. Voi dite che sia una cosa casuale come il temporale questo aumento? Se siete d'accordo con me, sapete che non è così. Il punto, avendo visto che forse tutto il mondo chi più, o chi meno, è oramai inquinato, dicevo, il punto è che dobbiamo usare il male minore e cercare di sfruttare (non depredare o stravolgere) al meglio quel poco di mondo che abbiamo ancora pulito e cercare di aver più rispetto perché sappiamo che la nostra cooperazione con la natura, serve alla nostra stessa vita e quindi, di conseguenza, alla nostra stessa sopravvivenza. cheers
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